Si sentiva sola. In mezzo ad una marea di gente che
sapeva non l’avrebbe mai capita. Non l’avrebbero mai capito nemmeno quelli più
cari a lei, non l’avrebbero capito nemmeno quelli che erano in grado di capire
cose che nessun altro prima d’ora aveva capito.
E questo la rattristava. Sapeva che nessuno avrebbe mai
potuto capirla nel profondo, per quando si potesse spiegare, esprimere o per
quanto avrebbe potuto spiegarsi che solo con il movimento del corpo, nessuno,
nessuno lo avrebbe mai fatto.
Ma probabilmente era colpa sua, era forse lei che non si
spiegava, era forse lei che non era abbastanza in grado da farsi capire. Aveva
parole da dire, segreti che doveva confidare a qualcuno, ma che non poteva, se
non lo avrebbe fatto sarebbe impazzita.
Stava impazzendo. Stava entrando nel luogo di non ritorno
e da li non sarebbe mai potuta tornare indietro. Nessuno quel giorno, nemmeno
lei aveva capito perché ad un tratto le sembro tutto così triste.
Nessuno quel giorno, nemmeno lei aveva capito perché
fosse scoppiata. Era scoppiato in un silenzioso pianto interno, che nessuno
avrebbe mai visto, ma che c’era. Era li presente e non se ne sarebbe andato
ancora per un po’.
Piangeva nel silenzio, fra il rumore di una moltitudine di persone che urlavano e parlavano. Piangeva
senza che nessuno se ne accorgesse, senza far scendere una lacrima, lei stava
gridando aiuto, gridava a qualcuno di soccorrerla.
Ma nessuno capì questo. Nessuno capì che stava male, e
chi lo capiva lo attribuiva a cause stupide. Nessuno capì che aveva bisogno di
aiuto di qualcuno che la facesse ridere, di qualcuno che le stesse affianco, di
qualcuno che le chiedesse come stava realmente e non per un puro convenevole
che susseguiva al ciao.
E intanto piangeva. E per non mostrare agli altri ciò che
veramente stava provando andò in bagno. Chiuse la porta a chiave e scivolò sul
muro, appoggiò la testa alle ginocchia e cominciò a piangere lacrime
indefinite.
Pianse senza sapere il perché. Ma forse, sotto sotto un motivo c’era, ma non voleva ammetterlo. Andava troppo bene, da troppi giorni, quella voragine dentro di lei era solo apparentemente colmata, ma tolto quel velo , la voragine era ancora li, che la logorava dall’interno che la mangiava che l’avrebbe fatta morire.
Pianse senza sapere il perché. Ma forse, sotto sotto un motivo c’era, ma non voleva ammetterlo. Andava troppo bene, da troppi giorni, quella voragine dentro di lei era solo apparentemente colmata, ma tolto quel velo , la voragine era ancora li, che la logorava dall’interno che la mangiava che l’avrebbe fatta morire.
Quella voragine che si manifestava fisicamente, si
manifestava facendole brutti scherzi al cuore. Le fitte, le enormi fitte che
sentiva non capiva da dove provenissero.
Aveva un peso sul petto. Un peso che le avrebbe impedito
qualsiasi cosa. Un peso che non sapeva nemmeno lei da dove provenisse. Ogni
volta che respirava aveva questa cosa e aveva paura.
Paura che le lacrime sarebbero scese e che il peso
sarebbe aumentato. E aveva paura di continuare come aveva fatto in precedenza,
aveva paura di continuare così ancora per molto. Avrebbe passato l’anno ancora
in quelle condizioni. Sapeva che sarebbe stato così, era troppo dipendente
dalla propria medicina per non assumerla più. Era troppo innamorata del sapore
acido con un retrogusto di disperazione. Ne era innamorata talmente tanto che
nonostante le stesse procurando così
tanto dolore, così tanta tristezza avrebbe continuato ad assumerla. Finendo
forse nell’oblio totale. Finendo nel suo stesso oblio che si era creata da
sola. Un oblio di tristezza, un oblio a cui prima o poi avrebbe dovuto mettere
fine.
Non voleva piangere, non voleva, ma lo fece lo stesso.
Non voleva piangere, non voleva, ma lo fece lo stesso.
Forse prima o poi qualcosa sarebbe andato meglio e forse
avrebbe smesso di piangere nella disperazione e nel silenzio. Forse avrebbe
chiesto aiuto, ma se mai lo avrebbe fatto, lo avrebbe chiesto a Lui. Lui che
nonostante fosse il problema l’aveva aiutata più di tutti. E forse l’unico che
riusciva con poche parole a farla stare bene.
Forse l’unico che riusciva a tenerla in vita è forse
l’unico che l’avrebbe fatta morire. E lei chiedeva aiuto a Lui, alla sua
medicina, alla sua medicina così cattiva.
La sua salvezza.
Per ora nessuno era in grado di sostituirlo, nemmeno la
perfezione. Aveva forse trovato la sua perfezione nell’imperfezione stessa.
Si era innamorata di questa imperfezione folle. Così
folle che sarebbe stata la sua rovina ancora per molto tempo.
Piangeva per questo. Non trovava soluzione e uscivano lacrime amare. Che non avrebbe mai potuto contenere.
Piangeva per questo. Non trovava soluzione e uscivano lacrime amare. Che non avrebbe mai potuto contenere.
Lacrime.
Baci C.