Per sempre me ne andrò per questi lidi,
tra la sabbia e la schiuma del mare,
L'alta marea cancellerà le mie impronte,
il vento disperderà la schiuma.
ma la spiaggia e il mare dureranno...
In Eterno.
Gibran Kahlil

venerdì 28 dicembre 2012

Lacrime


Si sentiva sola. In mezzo ad una marea di gente che sapeva non l’avrebbe mai capita. Non l’avrebbero mai capito nemmeno quelli più cari a lei, non l’avrebbero capito nemmeno quelli che erano in grado di capire cose che nessun altro prima d’ora aveva capito.
E questo la rattristava. Sapeva che nessuno avrebbe mai potuto capirla nel profondo, per quando si potesse spiegare, esprimere o per quanto avrebbe potuto spiegarsi che solo con il movimento del corpo, nessuno, nessuno lo avrebbe mai fatto.
Ma probabilmente era colpa sua, era forse lei che non si spiegava, era forse lei che non era abbastanza in grado da farsi capire. Aveva parole da dire, segreti che doveva confidare a qualcuno, ma che non poteva, se non lo avrebbe fatto sarebbe impazzita.
Stava impazzendo. Stava entrando nel luogo di non ritorno e da li non sarebbe mai potuta tornare indietro. Nessuno quel giorno, nemmeno lei aveva capito perché ad un tratto le sembro tutto così triste.
Nessuno quel giorno, nemmeno lei aveva capito perché fosse scoppiata. Era scoppiato in un silenzioso pianto interno, che nessuno avrebbe mai visto, ma che c’era. Era li presente e non se ne sarebbe andato ancora per un po’.
Piangeva nel silenzio, fra il rumore di una moltitudine  di persone che urlavano e parlavano. Piangeva senza che nessuno se ne accorgesse, senza far scendere una lacrima, lei stava gridando aiuto, gridava a qualcuno di soccorrerla.
Ma nessuno capì questo. Nessuno capì che stava male, e chi lo capiva lo attribuiva a cause stupide. Nessuno capì che aveva bisogno di aiuto di qualcuno che la facesse ridere, di qualcuno che le stesse affianco, di qualcuno che le chiedesse come stava realmente e non per un puro convenevole che susseguiva al ciao.
E intanto piangeva. E per non mostrare agli altri ciò che veramente stava provando andò in bagno. Chiuse la porta a chiave e scivolò sul muro, appoggiò la testa alle ginocchia e cominciò a piangere lacrime indefinite.
Pianse senza sapere il perché. Ma forse, sotto sotto un motivo c’era, ma non voleva ammetterlo. Andava troppo bene, da troppi giorni, quella voragine dentro di lei era solo apparentemente colmata, ma tolto quel velo , la voragine era ancora li, che la logorava dall’interno che la mangiava che l’avrebbe fatta morire.
Quella voragine che si manifestava fisicamente, si manifestava facendole brutti scherzi al cuore. Le fitte, le enormi fitte che sentiva non capiva da dove provenissero.
Aveva un peso sul petto. Un peso che le avrebbe impedito qualsiasi cosa. Un peso che non sapeva nemmeno lei da dove provenisse. Ogni volta che respirava aveva questa cosa e aveva paura.
Paura che le lacrime sarebbero scese e che il peso sarebbe aumentato. E aveva paura di continuare come aveva fatto in precedenza, aveva paura di continuare così ancora per molto. Avrebbe passato l’anno ancora in quelle condizioni. Sapeva che sarebbe stato così, era troppo dipendente dalla propria medicina per non assumerla più. Era troppo innamorata del sapore acido con un retrogusto di disperazione. Ne era innamorata talmente tanto che nonostante  le stesse procurando così tanto dolore, così tanta tristezza avrebbe continuato ad assumerla. Finendo forse nell’oblio totale. Finendo nel suo stesso oblio che si era creata da sola. Un oblio di tristezza, un oblio a cui prima o poi avrebbe dovuto mettere fine.
Non voleva piangere, non voleva, ma lo fece lo stesso.
Forse prima o poi qualcosa sarebbe andato meglio e forse avrebbe smesso di piangere nella disperazione e nel silenzio. Forse avrebbe chiesto aiuto, ma se mai lo avrebbe fatto, lo avrebbe chiesto a Lui. Lui che nonostante fosse il problema l’aveva aiutata più di tutti. E forse l’unico che riusciva con poche parole a farla stare bene.
Forse l’unico che riusciva a tenerla in vita è forse l’unico che l’avrebbe fatta morire. E lei chiedeva aiuto a Lui, alla sua medicina, alla sua medicina così cattiva.
La sua salvezza.
Per ora nessuno era in grado di sostituirlo, nemmeno la perfezione. Aveva forse trovato la sua perfezione nell’imperfezione stessa.
Si era innamorata di questa imperfezione folle. Così folle che sarebbe stata la sua rovina ancora per molto tempo.
Piangeva per questo. Non trovava soluzione e uscivano lacrime amare. Che non avrebbe mai potuto contenere.
Lacrime

                                                                     Baci                          C.

Forse qualcosa poteva andare meglio


Non era felice.
Non lo era da mesi, ma a volte le capitava che qualcosa andava nel verso giusto. A volte le capitava anche di essere felice, giornate intere nelle quali non pensava a niente. Giornate intere nelle quali passava il tempo con i suoi più cari amici, lontana da casa, lontana dai pensieri terribilmente tristi.
A volte passavano anche più di due giorni, dove il buon giorno si vedeva dal mattino, e la notte dormiva serena. Passavo giorni dove nonostante a casa non andasse bene, nonostante la vita sentimentale e la vita lavorativa andassero a rotoli lei sorrideva. Non sorrideva tanto per fare, come a volte le capitava, ma sorrideva. Le piaceva farlo e rendeva felici quelli che le stavano accanto.
Quei giorni però duravano sempre così poco.  Rivoleva indietro i bei ricordi, ma non sapeva come fare. O forse non rivoleva indietro i ricordi, quelli bene o male riusciva sempre a tenerli in testa. Voleva indietro i momenti. I momenti come quella mattina.
Quella notte-mattina (non si ricordava bene l’orario) era forse stata la più bella, la più bella in 3 mesi. Qualcosa finalmente cominciava ad andare nel verso giusto.
Dormì con lui. Lui voleva dormire con lei, era stato lui a chiederle indirettamente di dormire con lei, e lei era così felice. Il suo profumo caldo, il suo abbraccio tra le coperte morbide, quell’abbraccio così stretto nel quale si sentiva protetta.
I piedi, in gesto intimo si toccavano, le bocche si sfioravano e il respiro, il respiro di entrambi era vicino, forse troppo vicino per essere solo amici. Quell’essere SOLO amici che l’aveva turbata e continuava a farlo.
Quella mattina forse erano stati più di amici, non tanto per gli abbracci per i gesti così intimi e delicati, ma per il gioco di sguardi, il lunghi minuti a guardarsi negli occhi, così vicini.
Erano due bambini, due bambini che giocavano, i morsi, le leccate, le sbavate, i baci. Baci forse un po’ troppo vicini a sfiorare la soglia dell’amicizia. Quell’amicizia turbata da un bacio. Un bacio vero in una notte d’estate, una qualsiasi notte d’estate, dove forse un po’ di alcool in meno avrebbe fatto bene a chiunque. Forse non a lei che nonostante tutto tornerebbe indietro a quella notte per poter rivivere il momento. Il momento in cui aveva ciò che voleva e ciò che voleva era finalmente ciò di cui aveva bisogno.
Non si trattava di una cosa qualsiasi, ma si trattava di Lui.
Lui che la mattina sul divano sotto il sacco a pelo a vedere uno stupido programma prese la sua mano. Senza un motivo. La prese e la stringeva come se volesse dirle qualcosa che lei non avrebbe mai capito. Era amicizia? Era amore?
non lo avrebbe mai capito e sicuramente avrebbe deciso di vivere nell’ignoranza perché qualunque fosse stata la scelta le avrebbe fatto del male.
Ogni sua scelta bella o brutta che fosse le faceva del male. E lei era la prima a procurarselo.
Era innamorata di lui anche se non aveva fatto assolutamente niente affinché succedesse. Era innamorata di lui, di quando parlava in spagnolo dei suoi capelli ricci, dei suoi occhi enormi e scuri, del suo sorriso enorme, e del suo fantastico mezzosorriso che lo faceva apparire ancora più bello. Era innamorata del suo caldo odore, della sua voce rassicurante. Era innamorata di lui non tanto per quello che era, ma tanto per quello che era lei quando stava con lui. Ed era sicura fosse amore.
Questa volta quello vero. Quell’amore che ti spinge a tutto, alle pazzie più grandi, a cedere ad ogni sua preghiera, a renderlo felice in tutti i modi, anche se questo costava la sua felicità.
Dopo la notte del bacio, era sicura che lo avrebbe perso, ma lui le aveva dato una speranza, se solo lei gli avrebbe dimostrato che non c’era niente, allora, forse, lui sarebbe tornato.
Così fece.
Gli dimostrò che non era visto in quel modo, era visto come un fratello. Gli dimostrò che lei poteva vivere anche senza di lui.
Così fece.
Gli mentiva. Gli mentiva spudoratamente. Ma lui era felice, era felice di vederla sorridere.
Lei lo faceva per lui. Stava assieme al suo ragazzo, ragazzo che non amava, per cui non provava niente soltanto per lui. Per loro.
A lei stava bene, lei era disposta a tutto. Era disposta anche a far uscire il suo migliore amico nonché l’amore della sua vita con sua cugina era disposta a renderlo felice spronandolo a provarci con la Cugina e per qualche losco motivo lei sperava che succedesse qualcosa. Forse perché così avrebbe finalmente accettato il fatto che non sarebbe successo niente, forse perché per una volta aveva pensato che fosse giusto che ad essere felice fosse lui. Lei avrebbe potuto rimanergli accanto per tutta la vita in questo modo. Ed era disposta a vederlo con cento altre ragazze, purché fosse stato felice.

                                               Baci                 C. 




mercoledì 26 dicembre 2012

Che cos'è la felicità?


Che cosa è la felicità?
Che cosa fosse la felicità me lo ero chiesto più volte. Ma mai trovando una reale soluzione a questa domanda. C’erano svariate definizioni, la felicità poteva essere fare un giro in camper, imparare a fare il nodo alle scarpe, poteva essere prendere un bel voto, poteva essere sposarsi, fare un viaggio e avere una famiglia, la felicità poteva essere per tutti una cosa diversa e quindi ero arrivata alla conclusione che la felicità fosse riuscire ad avere più attimi di serenità, dove svegliandoti al mattino non potevi che pensare a quante cose belle ti sarebbero accadute in giornata.
Poi dopo quel giorno. Dopo quella mattina piovosa di inizio estate ho cambiato idea.
La felicità era scomparsa nel momento in cui, in treno, ripensai a tutto ciò che mai più avrei potuto avere, a tutto ciò che era stato e che non sarebbe stato mai più. Cominciai a pensare a quante cose avrei potuto dire e fare, ma che non riuscii a fare.
In un periodo ho pensato di avere tutto il mondo contro, speravo che non fosse vero, speravo che qualcosa sarebbe tornato poi come prima. Ma sapevo nel mio più profondo che non era così. Che niente sarebbe tornato più come prima.
Ho passato un anno della mia vita a chiedermi come sarebbe andata se..
Ma non potevo andare avanti con il senno di poi, non era giusto. Non era giusto nei miei confronti, nei confronti degli altri e non era giusti nei confronti nel destino che stava riservando qualcosa di fantastico.
E chi risolse il mio problema era Lui. Il mio migliore amico, la persona che ancora oggi reputo più importante di chiunque altro. E’ colui che mi fa star bene, che mi fa sorridere quando non ne ho nemmeno voglia è la persona con cui posso scherzare su tutto. Quella con cui mi confido, quella con cui perdo ore di sonno pur di poter parlare al telefono con lui.
E’ la mia persona, la mia immagine e la mia contro immagine io so tutto di lui, come lui sa tutto di me o quasi.
Forse l’unica cosa che non sa è che nonostante lui sia il mio migliore amico, nonostante credo che lui sia il padre che vorrei e il fratello che non ho mai avuto. Ne sono innamorata.
Ne sono innamorata non perché sia particolarmente sexy o particolarmente affascinante, né perché è particolarmente ricco, in gamba. Ne sono innamorata perché è stato l’unico che non ha mai fatto assolutamente niente affinché succedesse. Ne sarei innamorata forse anche se non lo avessi mai conosciuto: lui è l amia felicità.
Se è felice lui lo sono anche io, sono felice nel momento in cui mi abbraccia forte, mi sorride, mi da una pacca sulla spalla, sono felice ogni volta che viene da me e da nessun’altra per parlare di un suo problema. Sono felice quando mi dice che lo capisco più di ogni altra persona, che lo conosco più di se stesso.
Ero felice quando abbiamo dormito assieme, quando tutto quello che non avremmo dovuto fare dopo tutto ciò che era successo una notte d’estate in una fottutissima tenda.
Non ci eravamo baciati di nuovo, quello no. Ma forse se lo avremmo fatto sarebbe stato meglio perché quella mattina eravamo più di amici. Non eravamo migliori amici e basta, ma c’era di più. E lui questo lo sa anche se non lo ammetterebbe mai. E io lo so. Perché c’ero. E ho visto come mi guardava e cosa faceva.
Ma lui resterà sempre così importante da fami mettere da parte tutto il mio orgoglio. Pur di averlo vicino che se lo meriti o meno, io sono disposta a con cedere tutta la mia felicità per lui.
Sono disposta a spingerlo a una vita amorosa felice, nonostante quella non comprenda me. Sono propensa a fare tutto ciò che sia in mio possesso pur di vederlo sorridere, anche se quel sorriso non è per me. E voglio che, almeno in questa amicizia, uno dei due sia completamente felice, nonostante questo comporti  la mia totale infelicità. Ma d’altronde, la vera felicità che cosa è?
Star bene con se stessi, sapere di avere fatto tutto il possibile affinché ciò che potrebbe renderti più felice sia felice. In pratica rendere felice la propria felicità e far si che questa sia sempre dalla tua parte. Nel bene o nel male. E’ lui per me c’è. C’è sempre.
E credo di amarlo anche per questo. Non solo perché è ciò che più mi rende felice, ma anche perché so se che posso contare dopotutto su di lui.
Però la felicità non sempre genera solo amore, la felicità più volte è causa di dolore e di tristezza. A volte è causa di odio.
Odio verso la felicità che non si ha più, odio verso tutto quello che la ostacola.
Io odio la mia felicità perché è causa del mio più assoluto piacere e del mio più assoluto dispiacere.
In un modo o nell’altro si trova sempre il modo per essere felici. In un modo o nell’altro una persona riuscirà sempre a trovare una via più semplice o una via più pericolosa.
Io ho scelto quella più pericolosa, quella che mi porterà alla distruzione, quella che comporterà il mio male e la causa delle mie lacrime. Ma pur di avere un sorriso la maggior parte delle volte, sono anche disposta a versare delle lacrime. Perché ciò che mi rende più felice in assoluto è questo e non farei mai niente per poterlo cambiare.
E anche perché ormai è troppo tardi. Ormai è tardi per cercare uno star bene che riguardi solo me. Perché ovunque io veda, ovunque io giri lo sguardo, in ogni direzione se mi sforzo, posso vedere me nel futuro. Ma quel me nel futuro sarà sempre accompagnato da Lui. E lui è la persona con cui voglio crescere.
Nel bene o nel male.
Che cosa è dunque la felicità? Per alcuni può essere fare un giro in camper, imparare a fare il nodo alle scarpe, poteva essere prendere un bel voto, poteva essere sposarsi, fare un viaggio e avere una famiglia. Poteva essere Lui. Totale e indispensabile felicità è Lui.
Nessun altro.


                                                       Baci.                C. 

lunedì 25 giugno 2012

Molte cose cambiano.

Dopo tanto tempo riesco finalmente a scrivere qualcosa sul blog che ho lasciato perdere da un po' di tempo. Sono passati più o meno 7 mesi, e in sette mesi se prima vedevo le cose in un modo ora le vedo in un' altro modo, se prima era bianco adesso è nero. Diciamo che molte cose cambiano in sette mesi.
Che cosa è cambiato, che cosa è rimasto uguale?
Voi credete nell'amicizia fra maschio e femmina? Io ci credevo, era la cosa su cui più mi basavo per instaurare un buon rapporto. Mentre adesso invece non ci credo più, perché?
All'inizio di tutto questo è alla base parole, frasi, sproloqui detti e abbracci di consolazione e morbide carezze fatte da ciò che i credevo il mio migliore amico.


  • "innamorati di uno che ci prova con te!­ ­
  • mettici insieme­ ­, sii felice con lui" 


Mi aveva detto una sera. Diffidenza. Perché dovrei innamorarmi, odio l'amore, trova sempre un modo per farti soffrire. Fiducia. Ho provato a fidarmi, mi sono lasciata completamente andare. al tempo non era nemmeno il mio migliore amico, semplicemente il mio caro vicino di banco.
Se tornassi indietro nel tempo troverei la causa di tutto questo mio male. Quel giorno mi aveva chiamato, mi aveva fatto sorridere, si era comportato come nessuno mai aveva fatto per me. Ho pensato che lui fosse un amico diverso. Il mio amico.
Giorno dopo giorno io sapevo tutto di lui e lui sapeva tutto di me, ma la sua netta somiglianza alla mia vecchia fiamma cominciava ad aggirarsi nei contorti meandri della mia mente. Un giorno, mi dicevo, lo dimenticherò. Così non fu,  e non è tutt'ora. Il mio problema si stava risolvendo da colui che era il risolutore del mio problema, che però adesso è diventato il problema.
Mese dopo mese l'amicizia cresceva e cresceva, finché un giorno non gli  ho raccontato tutto, un cocktail di troppo, un pensiero triste e mi sono ritrovata a piangere sula sua spalla.
cominciarono a nascere cupi pensieri su di lui che prendevo, accartocciavo e rintanavo nello spazio scuro, in cui i pensieri vengono dimenticati, o se non dimenticati del tutto, incelofanati e messi via.
Prima o poi riemergono tutti, giusto? sono riemersi. Tutti quanti. In un solo colpo. Come se non fossi mai stata innamorata. Continuavo a negare, a negare a me stessa che potesse veramente sere così, negavo come una dannata, ma sapevo che non era così.
Ho bisogno di lui così come un musicista ha bisogno della musica, un calciatore ha bisogno del suo pallone e così come una lacrima ha bisogno di un fazzoletto.
Adesso lui è fidanzato e la sua ragazza non gli piace, ottimo direte! no, perché nonostante la sua ragazza c'è sempre L'ALTRA ragazza, quella di cui sono gelosa.
Il morso, la gelida fitta della gelosia.
So di essere l'unica, l'unica sua vera amica a cui lui dice ogni cosa, ogni suo pensiero. Ma a me questo ruolo non basta, eppure è il ruolo cheti spetta. L'unico modo per potergli stare vicino. L'unico modo per tornare a casa confusa quando lui resta tutto il giorno abbracciato a te, baciandoti sul collo e sulla fronte. L'unico modo per restare a dormire con lui la notte. abbracciati.
E quando tutto questo succede non so più dove sbattere la testa.
Le chiamate all'una di notte, alle due, alle tre fino alle 4 meno un quarto a parlare di calzate. A parlare del nulla, a prenderci in giro. sostanzialmente a parlare.
Mi piaci. Ma non posso dirtelo. non rovinerò un'amicizia così bella. Però ti prego, ti prego, fa che lo dica lui.
E in tutto ciò che posso fare io? Il senso di impotenza mi spinge verso il freddo braciere della tristezza. Tutto questo mi porta a conclusioni errate a illusioni che tutto potrà andare come desidero io. Una cazzo di volta. Una sola come voglio io. Sarei una ragazza stupenda. ti amerei, ti conoscerei a fondo. La prossoma volta quando mi abbracci, ti prego, baciami. Non mi importa degli altri, di cosa direbbero, dei loro sguardi, delle parole delle critiche. non mi interessa il fatto che potrebbe rovinare le amicizie, spezzare cuori. Io voglio te. e così come avrei dato un intero anno solo per tornare con colui che tanto ti assomiglia, io sono disposta a mollare tutto per stare con te.

Si comincia con l'ingannare se stessi e si finisce con l'ingannare gli altri, questo è ciò che comunemente si chiama amore.                                                  -Oscar Wilde.


                    
                                                                                   la vostra C.

martedì 22 novembre 2011

Vivere il presente.

Oh! finalmente in queste belle serate autunno-invernali, riesco anche a trovare un po' di tempo per ascoltare della buona musica e aggiornare il mio blog, sottolinerei il mio blog perchè ancora non credo alla possibilità di tutto ciò.
Comunque credo che passerò subito al sodo (disse l'uovo), anche perchè fare tanti giri di parole non ha molto senso quando non si ha troppo tempo per stare comodamente seduti a scirvere e canticchiare come una minideficente. :D
Oggi stavo, leggendo su un mio libro di scuola, la frase: Vivi il presente!?
Beh, mi sono venuti in mente un paio di argomenti da poter esporre.
Chi vive veramente il presente? Credo che non esista nessuno che possa essere talmente concentrato sull'attimo che sta vivendo per poter vivere al meglio il presente, siamo tutti i giorni circondati da cose che, se lo vogliamo o meno, ci ricorderanno sempre il passato o il nostro futuro.
Probabilmente qualcuno potrà dire, io sono uno che vive sempre il momento, si, anche io lo faccio, ne ho la conferma tutti i giorni, ma quello è il famoso "carpe diem" romano, il cogliere l'attimo, momento buono che si presenta davanti ai tuoi occhi.
Parlando di dare un'occhiata al passato, non dico rimuginare sui propri errori che è sempre una cosa sbagliata e autodistruttiva, ma noi siamo ciò che ricordiamo e spesso dal nostro passato possiamo capire molto del nostro presente, che cosa ci emoziona e perchè, le emozioni che proviamo e tutto il resto.
Personalmente, ultimamente non sto vivendo al massimo il mio presente, c'è sempre qualcosa del mio passato che mi blocca, per esempio, mi sento con un ragazzo che è la perfezione (per quanto perfezione possa essere il termine soggettivo), solo che appunto, non riesco a voltare pagina e non pensare più a tutto ciò che desideravo a tutto ciò che volevo prima che conoscessi lui, ovvero, cerco di non pensare a un'altra persona che dopo tanto tempo, condiziona ancora la mia vita, i miei pensieri.
Ma ciò che faccio è controproducente, testa dirtta e sorriso è un bel modo per cominciare a guardare avanti a se.
Insomma, quel che voglio dire è che bisognerebbe sempre trovare un modo di vivere il proprio presente senza pensare troppo al passato e di entrare nel proprio passato, cercando di vivere il presente, non so se mi spiego. :)
Concludo col dire che, qualsiasi cosa noi facciamo, abbiamo fatto o stiamo facendo, è scritta in un destino prestabilito, la consolazione ai nostri errori più gravi è: così deve andare o così sta andando, o così è andato.
Quindi, anche se il tuo passato ti sta bloccando, qualsiasi cosa succeda, non voltare pagina, cerca solo di iniziare un nuovo libro, Ogni tanto potrai sempre consultare il libero lasciato aperto.


Colui che si volge a guardare il suo passato, non merita di avere futuro avanti a sè.
                                                                                                                               (Oscar Wilde)

                                      Baci                               C.

venerdì 18 novembre 2011

Gelide notti invernali.

Come rappresentare questa giornata!? Diciamo che non completamente con un buco nero, ma magari un fondo di verde speranza alla fine di esso. :)
(quindi di non è più un buco nero, ma nerde )
Avete mai pensato come  sarebbe la vostra vita senza alti e bassi?! Probabilmente soltanto con cose belle, sarebbe noiosa priva di imprevisti...senza cose belle sarebbe sicuramente una vita triste, ma esistendo solo le cose brutte probabilmente non esisterebbe il concetto di cosa bella e così quelle brutte si trasformerebbero in belle... e così via, non se mi seguite. :D
tutto ciò vedendolo da un punto di vista ottimista, credo però che essendoci un modo pieno di cose belle cose brutte (paragonabili tra loro soggettivamente), se mescolando i vasi come nell'antica Grecia di capitano soltanto le malesorti, diventa triste, molto triste. Come il mare, bello da morire, ma visto continuamente diventa blu e basta, molto blu.
Ciò che criptamente voglio dire è che nonostante i piccoli piaceri della vita non succede mai quello che si vorrebbe e la cosa intristisce, perchè certe volte, anzi, quasi sempre ciò che vuoi sarà sempre o quasi impossibile da raggiungere. La probabilità che accada è inversamente proporzionale alla sua desiderabilità.
La cosa semplice che bisogna fare in questi casi è però che non si perdi la pazienza, la speranza. Il verde della vita insomma.
Anche se impossibile che accada è meglio un sorriso sulla bocca di una persona che un broncio o tantomeno una lacrima...un sorriso involontario, nessuno lo saprà mai, ed è semplice, così semplice che anche nei più tristi momenti sorge involontario e tutti ti credono felice in quel momento, anche tu ci credi, ma sai che non è così.

Ciò che desideriamo spesso accade quando meno c'è lo aspettiamo, è sempre così. L'unico problema è che ottenuto il risultato casualmente non siamo mai soddisfatti pienamente, perchè è appunto ottenuto "casualmente" e il desiderio nascosto, lo teniamo dentro, speriamo continuamente che accada, che qualcosa possa andare per il verso giusto, solo per questa volta. La speranza è l'ultima a morire dicono, ma non è così. Si muore dentro proprio quando la speranza è sparita perchè era proprio quella a tenerci in vita, a contenere i pensieri.
Ma dopo tutto, non possiamo far niente per la tristezza, non possiamo cacciarla via, o chiuderla dentro un cassetto proprio come si fa con una fotografia che  non si vuole vedere.
La tristezza possiamo semplicemente coprirla con qualcos'altro, come quando fumando una sigaretta ti imbottisci di profumo per non far sentire l'odore.

Quindi, quando tutto andrà male, perchè prima o poi accadrà. Quando il mondo ti starà crollando addosso, tra le gelide giornate invernali, tra gli imprevisti, tra i desideri infranti, tu sorridi. Sorridi sempre e non perchè qualcuno potrebbe innamorarsi del tuo sorriso, ma perchè così nessuno ti chiederà spiegazioni e tu non dovrai ricordare il motivo del tuo star male.
Sorridi. sorridi anche durante le Gelide Notti d'Inverno.
                                                             Baci                   C.
Sanco Cielo, non ci posso credere! Ho superato me stessa! Mi sono molto dovuta ricrere sulle mie doti informatiche! Riesco non solo  ad accenderlo (cosa che ho imparato molto tempo fa), ma addirittura creare un blog! Crearlo e colorarlo a dovere! Ovvio che non è una cosa poi così difficile, ma ci tengo molto alle mie piccole conquiste! :D


Passando ad argomenti seri, quanto manca alle vacanze natalizie, perchè ultimamente osno davvero immersa nello studio e ho bisogno di dormire almeno 15 ore al giorno...
Il chè è impossibile, purtroppo! Poi questo freddo autunnale-invernale che tanto più autunnale non è, non aiuta per nulla, non vi capit amai di autoconvincervi che oggi sarà una bellissima giornata di studio, cominciare a leggere le prime due pagine finire con il ronfare sul libro!?
Mi piacerebbe dire che sia solo colpa del freddo, ma sotto certi punti di vista può essere utile! con il freddo si sta a casa a dormire e a dormire, poi, si può provare quella calda sensazione di abbracciare i termosifoni e di una bella doccia bollente..!
Solo che onestamente preferisco stare smanicata con i sandali svaccata su un prato.
Probabilmente ci sarebbero dibattiti interi su quale stagione è la migliore, io preferisco la primavera. Calda ma non troppo, fredda, ma non troppo. insomma perfetta!


Fate allora che ciascuna stagione racchiuda tutte le altre, e il presente abbracci il passato con il ricordo ed il futuro con l’attesa                                          Gibran Kahlil
                                                                            Un bacio.                  C.